Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti. Nella sfida a due tra La Stella e Mastroberardino, per la presidenza della Camera di Commercio Irpinia-Sannio, spunta il suo nome. Dunque si candiderà ufficialmente?

«Direi che la candidatura si può ipotizzare. Il consiglio è ormai composto, e per legge, toccherà ad uno dei 33 diventare presidente. Certo, sostanzialmente, gli schieramenti sono già fatti. E ci sono 14-15 consiglieri a sostegno di La Stella ed altrettanti per Mastroberardino. Una sfida che si gioca sul filo del rasoio e nella quale noi non ci siamo schierati con nessuno».

Perché?

«Perché l’operato di La Stella, in questi ultimi anni, è stato il nulla. Ma allo stesso modo ci chiediamo: che farebbe di diverso Piero Mastroberardino? E’ un docente universitario, persona di spiccata esperienza nel settore vitivinicolo. Ma i miei iscritti mi chiedono cosa ci sia nei programmi dei due candidati per loro. E al momento io non vedo nulla. Nessuna proposta. Nè da una parte e nè dall’altra. Nessuno, ad esempio, ha previsto forme di sostegno per i commercianti. Da qui è nata la mia candidatura. Sono 15 anni in che mi muovo in Confersercenti, ho alcune attività commerciali e so cosa vuol dire dover arrivare a fine mese, pagare un F24, avere il Durc in regola. Oggi un piccolo esercente ha difficoltà anche per pagare una bolletta. E che ha fatto la Camera di Commercio in questi anni?».

Poteva fare di più?

«Le dico solo una cosa. La Stella ha aumentato solo la quota del diritto camerale, e quando lo fece io uscii dall’aula. E Confindustria e Coldiretti, che ora sostengono Mastroberardino? Hanno votato quel provvedimento. Insomma, tutti hanno pensato solo a far quadrare i conti dell’ente. Nessuno ad agevolare gli scritti. Ora Cna, con cui ho fatto battaglia contro la partecipazione al Vinitaly, un milione per promuovere sole 90 aziende, appoggia Mastroberardino. Ma chi pensa alle altre 43.100 imprese?».

La Stella proviene proprio dal suo stesso mondo, quello de Commercio.

«La Stella viene dal commercio, è vero, ma è sempre stato un direttore nell’associazione, quindi uno stipendiato. Non è un operatore, ma un tecnico. E tra le due cose e c’è un abisso. Anche se è stato appena nominato presidente di Confcommercio, è una scelta forzata per la sua candidatura. Ripeto, in Irpinia e Sannio, abbiamo 77.000 aziende. E il 93 per cento sono piccola entità commerciali. Questo mondo non è rappresentato dai due candidati».

Oltre il 90 per cento delle imprese iscritte è una piccola realtà, abbiamo bisogno di una rappresentanza e di una chiara discontinuità

Mastroberardino, però, è un imprenditore.

«Sì, di una grande azienda. E non conosce le esigenze del piccolo commerciante, che ha difficoltà a restare aperto».

Considerando che non ha certo i voti per competere con loro, come si muoverà? Vuole essere ago della bilancia?

«Vediamo cosa succederà. Alle prime due votazioni, quando sarà convocato il Consiglio camerale, il presidente dovrà avere 22 voti per essere eletto. E non li ha nessuno. Dalla terza ne occorrono 17. E nessuno dei due senza di noi avrà la maggioranza. A questo punto, se qualcuno dei due stilerà un programma in cui ci farà capire cosa intende fare per il commercio, noi ne avremo considerazione. Questa candidatura significa anche una cosa: c’è un universo produttivo che esiste e merita attenzione».

Un universo produttivo che, lo sappiamo bene, è in agonia. Come stanno le cose effettivamente dopo un anno di pandemia?

«Un Irpinia, abbiamo avuto un minimo di ripresa a luglio e agosto. Ma, da settembre, c’è un calo che oscilla dal 30 la 40 per cento in ogni attività. E soprattutto nell’abbigliamento. Dalle nostre statistiche nazionali, si evince che rischiamo una perdita del 40 per cento di operatori. Il blocco dei licenziamenti durerò fino al 30 giugno. E poi che succederà?».

Grazie Marinelli.

«A lei».